LA TECNOLOGIA DELLE MISSIONI SU MARTE CREA BENEFICI CHE ARRIVANO A TUTTI

LA TECNOLOGIA DELLE MISSIONI SU MARTE CREA BENEFICI CHE ARRIVANO A TUTTI

AEROSPAZIO / LA TECNOLOGIA DELLE MISSIONI SU MARTE CREA BENEFICI CHE ARRIVANO A TUTTI – Ecco perché bisogna continuare a investire nel settore

di Luigi Carrino

Presidente del Distretto Aerospaziale della Campania

Sette minuti di atterrito silenzio. Il tempo necessario per attraversare in picchiata – a 20 mila chilometri orari – la sottile atmosfera di Marte. E’ la fase più delicata della missione del “Perseverance – Mars Rover 2020”. Dopo le lacrime liberatorie, l’esultanza e gli abbracci dal Centro Controllo Missione della Nasa. La notizia della felice conclusione del tragitto dalla Terra al Pianeta Rosso ha causato in me una emozione non diversa da quella provata, nella notte del 21 luglio 1969, nella famosa diretta tv che racconta l’epica impresa del primo allunaggio, condotta da Tito Stagno. A distanza di circa cinquant’anni credo si possa essere felici che si sia replicata una circostanza in cui è giusto ripetere quello che affermò Neil Armostrong, il terrestre che mise piede per la prima volta sulla superficie lunare: “Questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l’umanità.».

Ma una rapida ricognizione sui social media mi ha persuaso del contrario. C’è in giro qualcuno che invece di esprimere apprezzamenti per lo spirito della missione, commenta con messaggi critici. E persino ironici, anche da parte di profili culturalmente più attrezzati, i quali stigmatizzano lo “spreco di risorse” che, a loro parere, sarebbe stato più utile ragionevole destinare a tante criticità che viviamo quaggiù, sul nostro pianeta: la lotta alle pandemie, il contenimento delle emissioni, la fame nel mondo…

E’ un tipo di feedback che mi ha indotto a riflettere sul fatto che oggi, sulle spalle degli uomini che dedicano le loro vite alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnologia, non solo in campo aerospaziale, gravi un’ulteriore responsabilità e di non poco conto. Abbiamo tutti il dovere di imbracciare le armi della critica, per usare una vecchia metafora, e impegnarci con forza in un lavoro di sensibilizzazione di massa e persuasione pubblica punto su punto. Dobbiamo tutti venire più allo scoperto e impegnare parte del nostro tempo a questa missione: spiegare perché sì. Perché bisogna andare su Marte a raccogliere campioni di terreno in un cratere di 1200 chilometri quadrati formatosi per l’impatto di un meteorite. Perché bisogna inviare da lassù migliaia di foto e file video da quell’area da dove il segnale radio, alla velocità della luce, impiega circa undici minuti ad essere captato da noi. Perché insomma è necessario investire 2,7 miliardi di dollari alla ricerca di tracce di vita a distanza di circa 200 miliardi di chilometri

Sfugge ancora a parte dell’opinione pubblica che gran parte della vita sulla Terra oggi dipende da ciò che accade nello spazio, soprattutto in materia di sicurezza, di guida satellitare, di servizi per l’agricoltura e le previsioni meteorologiche. Inoltre sono decine le invenzioni pensate per lo spazio e create da ricercatori della Nasa (e non solo) vengono utilizzate da anni nella nostra vita quotidiana. Un articolo di www.mediainaf.it ne elenca alcuni: “dal rivestimento antigraffio degli occhiali (in origine dedicato alle visiere dei caschi degli astronauti) al materiale memory foam di cui molti materassi sono fatti (utilizzato nello spazio per proteggere dagli urti gli astronauti), passando per i dispositivi senza filo a batteria (la tecnologia risale a quando nel 1960 la Black & Decker e la Nasa idearono la prima trivella usata sulla Luna) e gli apparecchi ortodontici “invisibili” (il materiale TPA – translucent polycrystalline alumina – è stato sviluppato dal NASA Industrial Application Center)”.L’articolo rammenta che ogni anno la lista viene aggiornata dall’agenzia spaziale statunitense in un catalogo con cui vengono presentati i cinquanta brevetti tecnologici che hanno avuto le maggiori ricadute nella nostra vita negli ultimi dodici mesi: dalla medicina ai trasporti, dall’ambiente alla sicurezza pubblica. Ricadute tecnologiche e diversificazione produttiva possono riguardare anche i sistemi di monitoraggio e manutenzione a distanza delle infrastrutture strategiche, quali reti elettriche, idriche, del gas, ospedali, stabilimenti industriali, centri dati, basi militari, aeroporti. O di situazioni di rischio idro-geologico ed aree di tutela ambientale. Oggi la vera sfida tecnologica per l’aerospazio tecnologica riguarda la capacità di connettere insieme cinque ambienti: terra, aria, mare, cyber e spazio. Conforta sapere che missione e tecnologia adottate dalla Nasa per una serie di missioni simili, volte a portare sulla Terra campioni di rocce polvere marziana, dipende in parte dalle competenze e dalla speciale esperienza nel campo della costruzione di precisione dell’ingegneria italiana.

E’ nostro dovere, a partire dal Recovey Fund, restare agganciati al treno dello sviluppo e della crescita tecnologica, che si ferma e non ci aspetta. E bisogna farlo con “perseveranza”, la stessa a cui è dedicata la missione su Marte, la stessa che ha messo Teresa Fornaro, la ricercatrice nata in provincia di Napoli, unica italiana fra i tredici scienziati che formano il team della missione. Laureata in Chimica (triennale e specialistica) a Napoli, dottorato alla Normale di Pisa, è ricercatrice dell’Osservatorio dell’INAF (Istituto nazionale di astrofisica) di Firenze